estrazione Transvenosa di Elettrocateteri 

La procedura di estrazione permette di rimuovere gli elettrocateteri di Pacemaker o Defibrillatori precedentemente impiantati a causa del riscontro di un loro malfunzionamento o di una infezione locale della sede d’impianto o generalizzata. In caso di infezione la sola terapia medica è associata ad un elevato rischio di recidiva o di morte. 
Le linee guida raccomandano in ogni caso di infezione, comprese le infezioni della tasca, l’estrazione completa del device e degli elettrocateteri associata ad una terapia antibiotica prolungata e guidata, ove possibile, dagli esami colturali e dall’antibiogramma (circa 2 settimane per le infezioni di tasca e 4-6 settimane per le endocarditi). Grazie alla disponibilità di materiali dedicati sempre più performanti e tecnologici come stiletti di bloccaggio, sonde meccaniche, cappi etc,  la estrazione percutanea degli elettrocateteri ha raggiunto una elevata percentuale di efficacia (tra il 95 ed il 99%), ed una bassa percentuale di complicanze (tra lo 1 ed il 3%). Avvenuta l’estrazione l’indicazione al reimpianto va sempre rivalutata. Qualora il reimpianto sia necessario (in circa il 75% dei casi), dovrebbe essere effettuato controlateralmente alla sede di infezione.  
Non esistono raccomandazioni precise sul quando effettuare il reimpianto. La tendenza è di differire ove possibile il reimpianto per il tempo sufficiente a completare la terapia antibiotica. In presenza di infezione localizzata alla tasca e di endocardite con piccole vegetazioni limitate agli elettrocateteri ed assenza di indici ematologici di flogosi ed infezione attiva,  il reimpianto può essere effettuato anche   nella stessa giornata dell’ estrazione. L’estrazione cardiochirurgia viene invece destinata ai casi di estrazione percutanea incompleta o impossibile, ed in caso di insufficienza tricuspidalica con indicazione alla riparazione chirurgica

  • » Informativa procedurale per i pazienti

    Come si fa?

    L'estrazione transvenosa di elettrocateteri è un atto chirurgico/interventistico, effettuato in anestesia locale, associato ad una terapia di sedazione generale del paziente, che comporta una incisione cutanea di pochi centimetri, generalmente sotto la clavicola. Tale incisione consente di rimuovere tutte le aderenze presenti tra gli elettrocateteri ed i tessuti sottocutanei o sottomuscolari, isolando elettricamente ed anatomicamente gli elettrocateteri che vengono disconnessi dal dispositivo precedentemente impiantato. Successivamente gli elettrocateteri vengono estratti in serie attraverso l’utilizzo di dilatatori in grado di rimuovere le aderenze presenti all’interno delle vene o del cuore. Questa fase verrà eseguita mediante la guida di immagini ottenute con raggi X. Nella fase preliminare della procedura  il paziente viene in genere sottoposto a posizionamento di elettrocatetere per stimolazione temporanea dalla vena femorale. 

    Benefici

    La procedura consente di rimuovere gli elettrocateteri ed il dispositivo impiantato, ovvero la causa ed il tramite di diffusione dei batteri in grado di sostenere il quadro di infezione locale e/o sistemica. Infatti attraverso questa procedura è possibile la risoluzione dell’infezione di tasca del dispositivo e la guarigione clinica della malattia. In caso di espianto di elettrocateteri malfunzionanti la procedura consente di rimuovere i cateteri non utilizzati per la stimolazione cardiaca ed inutilmente lasciati in situ. 

    Possibili rischi e complicanze

    L’epoca di impianto degli elettrocateteri è il principale fattore predittivo di insuccesso e/o complicanze dell’ estrazione. 
Questo perché col passare del tempo si vengono a formare aderenze fibrose e/o calcifiche che legano i cateteri energicamente alle pareti venose e/o cardiache. Altri fattori sono il numero degli elettrocateteri da estrarre, i cateteri danneggiati,  l’età e le comorbilità del paziente. Le complicanze correlate alla procedura di estrazione di elettricateteri sono possibili e talora gravi, prevedono il versamento pericardico, il tamponamento cardicao, il pneumotorace e/o emotorace, l’embolia polmonare, la lacerazione cardiaca o dei vasi lungo il decorso degli elettrocateteri con possibile riparazione chirurgica, emorragie, lesioni valvolari, infezione generalizzata fino alla setticemia o shock settico, la migrazione di frammenti di elettrocatetere con o senza indicazione alla rimozione chirurgica. La morte strettamente correlata alla procedura è descritta ma considerata rara. E’ perciò importante che la procedura di estrazione di elettrocateteri sia effettuata in centri adeguatamente attrezzati. 

    Rischi derivanti dalla non esecuzione del trattamento

    Tali rischi, più pericolosi di quelli riportati nel precedente paragrafo, sono conseguenti all'evoluzione della infezione di tasca o sistemica e possono portare allo sviluppo di vegetazioni batteriche nelle camere cardiache, setticemia, shock settico ed exitus. In caso di malfunzionamento di elettrocateteri con indicazione alla rimozione transvenosa, la persistenza di uno o più elettrocateteri malfunzionanti può dare origine a complicanze vascolari lungo il decorso degli stessi quali trombosi ed occlusione venosa e talora ad aritmie cardiache gravi per interferenza meccanica. 

    Ragionevoli alternative

    Nei casi in cui sia stata posta indicazione alla rimozione transvenosa degli elettrocateteri e del dispositivo non esistono alternative terapeutiche di pari efficacia. In caso di infezione degli elettrocateteri la non esecuzione della procedura può causare complicanze fatali in alto numero di casi.